Figura
poco nota in Italia,
della
Chiesa e del movimento francescano
SANTA
AGNESE di BOEMIA,
CLARISSA
Suo padre fu Premislav Otakar I, re potente
ed ambizioso, che raggiunse il riconoscimento perpetuo ed ereditario del regno
di Boemia dall’imperatore Federico II di Svevia nel 1212 ed attuò una politica
di consolidamento e di espansione della propria dinastia con accordi politici e
diplomatici. In questi rientravano le alleanze matrimoniali che coinvolsero la
figlia Agnese.
Nata attorno al 1211, aveva appena tre anni
quando si concluse il suo fidanzamento con il figlio del duca di Slesia e fu
inviata alla corte del promesso sposo per “inculturazione” , diremmo oggi,
secondo i costumi del tempo. Questa prima esperienza, tuttavia, incise
profondamente nella vita della piccola Agnese. Affidata alle cure di Santa
Edvige, duchessa madre, e delle monache cistercensi di Trzebinca per apprendere
l’istruzione conveniente al rango, ella cominciò a capire di essere chiamata
alla santità. Il fidanzato bambino morì improvvisamente. Agnese fece ritorno in
patria.
Un nuovo e più vantaggioso progetto
matrimoniale costrinse la principessa a trasferirsi a Vienna, alla corte di
Leopoldo VI d’Austria dove risiedeva il secondo fidanzato Enrico, figlio
dell’imperatore Federico II, in attesa che si portassero a compimento tutte le
condizioni stabilite per contrarre il matrimonio che, per intrighi di corte,
venne bruscamente interrotto. Enrico sposò la figlia Margherita di Leopoldo. La
vicenda suscitò l’offesa e lo sdegno del padre di Agnese che attaccò l’Austria
con decisa volontà di vendicarsi. Fu la prima occasione nella quale Agnese
svolse il ruolo della pacificazione in un conflitto: intervenne ottenendo da
suo padre che cessasse la guerra
scoppiata a causa del matrimonio mancato. Alla splendida e raffinata corte di Vienna, Agnese non si
lasciò attrarre dalle frivolezze mondane; visse attenta alle cose dello
spirito, mentre nel suo cuore maturava la scelta di consacrare tutta la sua
vita a Dio.
Tornata da Vienna alla casa paterna, le
occasioni di nozze prestigiose si riproposero da parte di re Enrico III
d’Inghilterra e dello stesso imperatore Federico rimasto vedovo. I progetti
erano assai lusinghieri per il regno di Boemia e per Agnese stessa che,
tuttavia, orientava già da tempo la sua vita verso più alta meta al di sopra
dei desideri e vantaggi terreni.
Nel 1225 arrivarono a Praga i frati Minori,
figli di Francesco d’Assisi che furono accolti con gioia nel reame ed
apprezzati assai per l’ideale di povertà e
umiltà in santa letizia. Inoltre, nella vicina Turingia, si diffondeva
la fama della cugina di Agnese Elisabetta, figlia del re di Ungheria di cui
Costanza, mamma di Agnese, era sorella. Moglie di Ludovico di Turingia, Elisabetta
si era entusiasmata santamente per gli
ideali di umiltà e povertà francescane che si diffondevano rapidamente
nell’Europa centrale e, rimasta vedova, consacrò tutta la sua vita al servizio
dei poveri e alla pratica della vita ascetica. Con il suo patrimonio, fece
costruire un grande ospedale a Marburgo dove si fece serva più umile di tutti
aderendo all’Ordine Francescano come terziaria. La sua vicenda sollevò grande
meraviglia, si diffuse con rapidità e
risvegliò in Agnese i propositi, mai assopiti, di vita interamente dedita a Dio
e alle opere dell’amore verso i fratelli più poveri per i quali lei pure fece
costruire un ospedale a Praga.
La richiesta di matrimonio di Federico
imperatore si ripropose aprendo ad Agnese infinite possibilità di potere e
gloria terrena: la più alta carica e il massimo onore a cui potesse aspirare
una donna del suo tempo. Ora, non più
fanciulla, libera dalla “patria potestas”per la morte del padre avvenuta nel
1230, Agnese poteva manifestare, per la prima volta, la sua volontà per quanto
la riguardava direttamente e si oppose con netto diniego.
Consapevole, tuttavia, di quanto il rifiuto
della mano dell’imperatore potesse comportare, nella vita politica del fratello
Venceslao, nuovo re di Boemia, e al suo popolo, Agnese scrisse al padre di
tutta la cristianità, papa Gregorio IX, perché appoggiasse il suo proposito di
farsi religiosa. Il papa non tardò a darle il suo assenso elogiando la sua
volontà di “più alte nozze”, mentre l’imperatore rispose ragionevolmente al
rifiuto: «Se questa offesa – scrisse – fosse stata a noi arrecata da un
qualsiasi altro uomo, non mancheremmo in nessun modo di vendicare l’oltraggio
di tanto disprezzo. Ma poiché Agnese preferì a noi un più nobile sovrano, non
considereremo questa sua scelta un affronto, ma l’accetteremo come volontà di
Dio.» E accompagnò la lettera con preziosi doni e molte reliquie. (In vitam
inclite Virginis Agnetis, cap. II)
Il rifiuto delle nozze e le attività
caritative di Agnese manifestavano ora, nell’età matura, i frutti di un lungo processo di trasformazione. Ella
si muoveva nella dimensione di una ricerca spirituale; determinante fu
l’incontro con il francescanesimo. Al primo gruppo di frati se ne aggiunsero
altri provenienti dall’Italia centrale. Esisteva già il convento fatto
costruire dal padre, ma Agnese volle costruirne un altro, quello di San
Francesco, per i nuovi arrivati da cui ebbe notizia di Chiara e delle Signore
Povere di San Damiano.
sorella al lavoro |
Agnese, intanto, visitava chiese e
monasteri cercando, in questo peregrinare, luce sulla sua ormai consolidata
vocazione alla vita religiosa. Significativi gesti della definitiva scelta
furono la vendita di oro e argento, oggetti e ornamenti preziosi il cui
ricavato distribuiva ai poveri e con cui sosteneva l’ospedale da lei fondato.
Con la donazione di terreni e beni fattale da Costanza, sua madre, e con
successive dei fratelli, Agnese fece costruire un monastero inserito nel
complesso architettonico del convento di San Francesco, mentre chiedeva a
Chiara d’Assisi cinque sorelle per la fondazione del ramo francescano
femminile. Esse giunsero a Praga nel 1233; qui le attendevano le prime sette
novizie boeme che fecero il loro ingresso in monastero l’11 novembre, festa di
San Martino di Tours. La principessa
attese la solennità di Pentecoste. L’11 giungo 1234 prese l’abito
religioso realizzando la chiamata divina nello spirito francescano. All’evento
partecipò tutta la famiglia reale, il Vescovo, il clero e una moltitudine di
persone. Il 30 agosto Gregorio IX, su richiesta di re Venceslao, prese possesso
del monastero, del convento e dell’ospedale costruiti da Agnese e li pose sotto
la protezione della Sede Apostolica.
La scelta di Agnese, se concludeva il cammino di discernimento, era,
al tempo stesso, l’inizio di un nuovo periodo di difficoltà. Si trovò di fronte
alla necessità di far comprendere e di difendere l’ideale del movimento
francescano sia maschile che femminile: l’impegno di povertà assoluta e di
minorità proposto da Francesco e rimasto sempre il punto di riferimento di
Chiara sua «pianticella» con cui Agnese fu in contatto diretto. Le due sante
percorsero tappe comuni: Chiara ottenne da papa Gregorio IX «il privilegio
della povertà» nel 1228, Agnese nel 1238; nel documento la fondazione di Boemia
è denominata dalla Sede Apostolica: «Recluse serve di Cristo del monastero di
San Francesco a Praga e dell’Ordine di San Damiano». L’altezza e la ricchezza
del nuovo ideale di sequela del Cristo povero e crocifisso, fu perseguito ed
attuato dalle due donne con l’innovativa scelta della precarietà evangelica “ ... di Cristo e della sua Santissima
Madre” (RsC FF 2748).
Agnese, che viveva ora l’impegno di
identificazione con la vita, l’amore e le sofferenze del Crocifisso povero, non
restò al di fuori delle vicende politiche della sua terra e della sua famiglia,
ma intervenne come pacificatrice in conflitti drammatici e dilaceranti.
Papa Gregorio IX, in un momento di grave
tensione tra il papato e l’imperatore Federico, scomunicato dal pontefice, si
rivolgeva ad Agnese, perché esortasse suo fratello re a conservare fedeltà alla
Sede Apostolica e ne ottenne la mediazione. Nella rivolta della nobiltà boema
conto il re Venceslao, suo figlio Premislav Otacar fu acclamato re al posto del
padre. Papa Innocenzo IV minacciò di scomunica gli insorti; tutti vennero a più miti consigli
e con una messa solenne nella Chiesa del monastero di Agnese, avvenne la
riconciliazione tra padre e figlio, rispettivamente fratello e nipote di
Agnese, per il suo intervento pacificatore. Papa Innocenzo IV fece ricorso ad
Agnese anche nel contenzioso per il vescovado di Olomouc per il quale il
pontefice aveva designato Bruno di Schaumburg, mentre il capitolo della
cattedrale aveva eletto l’arcidiacono Guglielmo ed il re Venceslao era
intervenuto nominando il suo notaio Corrado di Friedberg. Il processo istruito
dalla curia papale, che si protraeva da cinque anni, fu risolto con
l’accettazione da parte di tutti della nomina papale di Bruno di Schaumburg,
ancora una volta per l’intervento chiesto ad Agnese dal Papa.
sorella al lavoro |
Chiara, a cui non sfuggirono le sofferenze
della sorella d’oltralpe, la esortava ad alzare gli occhi verso lo specchio
della croce di Cristo: «...guarda, o
nobilissima regina, il tuo Sposo ... morente tra le angosce della croce:
guardalo, contemplalo, desiderando di imitarlo» (2LAg FF 2879).
Tra croci sempre nuove e consolazioni
divine, visse gli anni della sua lunga vita fino all’ultima malattia che la
portò alla morte. Alle consorelle ricordava l’amore di Dio e dei fratelli, la
vita nella povertà e nell’obbedienza alla Chiesa romana. Circondata
dall’affetto e dalla preghiera, tutta illuminata nel volto, il 2 marzo 1282,
rese la sua anima a Dio.
La fama della sua santità crebbe sempre più
dopo la sua morte. Ufficialmente fu chiamata beata dal 1356; papa Giovanni
Paolo II la canonizzò nel 1989.
Le sorelle Clarisse Cappuccine
del
Monastero SS. Sacramento di Genova
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