sabato 28 aprile 2012
La libertà in Chiara d’Assisi
La libertà in Chiara d’Assisi
La donna nel Medioevo viveva entro i “confini” della famiglia, a volte costretta a sposarsi per costruire alleanze tra casati, o a monacarsi come ad essere sottratta al chiostro liberamente scelto.
L’episodio di Piccarda Donati, tramandatoci da Dante nel Canto III del Paradiso, rimane emblematico: “...I’ fui nel mondo vergine sorella...uomini poi, a mal più che a ben usi, fuor mi rapiron de la dolce chiostra.”(vv. 105-106.) La vita di consacrazione a Dio, voluta e rimpianta da Piccarda ed evocata dal Poeta con rapidi tocchi in cui vibra il tormento e la tristezza per il bene perduto, è l’esempio più celebre delle vicissitudini di fede e di dolore di “altre” a lei “sorelle”per la fraternità spirituale che le accomuna: la vita religiosa intrapresa e non compiuta, da cui la violenza umana le ha strappate.
Chiara pare non sfuggire alle usanze del suo tempo. Si racconta, infatti, nella Legenda Sanctae Clarae Virginis, che “...i suoi più volte vollero maritarla nobilmente, ma lei in nessun modo acconsentì.” (FF 3160). Nel Processo di canonizzazione, poi, Bona di Guelfuccio, compagna e amica di Chiara, testimonia: “...essa madonna Chiara...aveva grande fervore de spiritu come potesse servire a Dio e a Lui piacere. Unde, per questo, essa testimonia, più volte andò con lei a parlare a Santo Francesco, e andava secretamente per non essere veduta da li parenti.” (FF 3124-25). L’informazione riportata nel Processo di canonizzazione, completata da quando si trova nella Legenda: “...accompagnata da una persona a lei familiare, Chiara, uscendo dalla casa paterna in segreto, si recava dall’uomo di Dio Francesco...” (FF3163), sono testimonianze del forte spirito di iniziativa della nobile assisiana e di come abbia infranto tutti gli elementi normativi della tradizione del suo tempo per scegliere la libertà di realizzare il progetto che Dio le aveva messo in cuore: vivere al femminile l’esperienza evangelica “sine glossa” intrapresa dal concittadino Francesco , già seguito da compagni.
In contrapposizione ai familiari che avevano disegni matrimoniali su di lei per stringere alleanze con altro gruppo nobiliare, Chiara si incontra segretamente con Francesco: ha responsabilmente deciso e con determinazione persegue l’ispirazione che la sospinge nel regno della libertà divina verso orizzonti universali.
Senza frapporre tempo attua il suo proposito, la fuga dalla casa paterna con una “onesta compagna”. Nella notte, Chiara scende nella piana d’Assisi, arriva a Santa Maria della Porziuncola, là depone le sue ricche vesti, indossa un ruvido saio, si fa tagliare i capelli da Francesco: si consacra a Cristo.
A nulla valgono le rimostranze, le minacce, le lusinghe dei familiari: “...prima con impeto violento e con consigli velenosi, poi con promesse allettanti, tentano di convincerla a recedere...ma quella...si denuda il capo che era stato tonsurato, affermando che mai si lascerà strappare dal servizio di Cristo...” ( FF 3173). Chiara non rinunzia alla libertà.
Etichette:
La libertà di Chiara
Ubicazione:
Genova, Italia
martedì 10 aprile 2012
La novità creativa in Francesco e Chiara d’Assisi
La novità creativa in Francesco e Chiara d’Assisi
E’ l’epoca della “gente nuova”, come la chiama Dante, di sorprendente vitalità, insofferente di ogni vincolo di tradizionalismo, desiderosa di spazi di libertà.
E’ il passaggio dall’economia rurale sotto il segno della stabilità, all’economia di mercato, mobile e vivace, che crea nuovi rapporti sociali, nuove strutture politiche, nuovo slancio creativo, non esente da conflitti, che coinvolgono anche la Chiesa, sia nella sua vita interna, sia nei rapporti con la realtà politica del tempo.
Francesco si trova nell’onda di rinnovamento: è assetato di libertà, di verità, di autenticità. Intuisce che si deve ritornare alla “Sorgente”, alla paternità creatrice divina, alla passione redentrice di Cristo e si lascia guidare dal Vangelo del Signore Gesù in radicalità di “sequela”.
“...nessuno sapeva dirmi che cosa dovessi fare, ma l’Altissimo mi rivelò che dovessi vivere secondo il Vangelo.“ (Test. FF 116). Ha incontrato Cristo, da qui la sua trasformazione per identificarsi con Lui dalla povertà di Betlemme alla nudità della croce. Dopo secoli di tradizione monastica che aveva indicato al popolo di Dio il cammino di ”ascensio ad Deum”, Francesco mette in luce e valorizza la ”descensio Dei” del Figlio di Dio nella sua incarnazione, vita morte e risurrezione. Ha intuito che il compito più urgente è quello della testimonianza nella prospettiva del dono di sé, e si lascia investire dalla luce di Cristo per proiettarla attorno a sé. ”...E dopo che il Signore mi diede dei fratelli...”(Test FF 116), egli intraprende un cammino nuovo, non come pellegrino solitario, ma come compagno di viaggio, immerso nel cuore della Chiesa, così da lasciar trasparire il messaggio evangelico della “fraternitas” sull’esempio di Gesù e degli apostoli.
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