
La libertà in Chiara d’Assisi
La donna nel Medioevo viveva entro i “confini” della famiglia, a volte costretta a sposarsi per costruire alleanze tra casati, o a monacarsi come ad essere sottratta al chiostro liberamente scelto.
L’episodio di Piccarda Donati, tramandatoci da Dante nel Canto III del Paradiso, rimane emblematico: “...I’ fui nel mondo vergine sorella...uomini poi, a mal più che a ben usi, fuor mi rapiron de la dolce chiostra.”(vv. 105-106.) La vita di consacrazione a Dio, voluta e rimpianta da Piccarda ed evocata dal Poeta con rapidi tocchi in cui vibra il tormento e la tristezza per il bene perduto, è l’esempio più celebre delle vicissitudini di fede e di dolore di “altre” a lei “sorelle”per la fraternità spirituale che le accomuna: la vita religiosa intrapresa e non compiuta, da cui la violenza umana le ha strappate.
Chiara pare non sfuggire alle usanze del suo tempo. Si racconta, infatti, nella Legenda Sanctae Clarae Virginis, che “...i suoi più volte vollero maritarla nobilmente, ma lei in nessun modo acconsentì.” (FF 3160). Nel Processo di canonizzazione, poi, Bona di Guelfuccio, compagna e amica di Chiara, testimonia: “...essa madonna Chiara...aveva grande fervore de spiritu come potesse servire a Dio e a Lui piacere. Unde, per questo, essa testimonia, più volte andò con lei a parlare a Santo Francesco, e andava secretamente per non essere veduta da li parenti.” (FF 3124-25). L’informazione riportata nel Processo di canonizzazione, completata da quando si trova nella Legenda: “...accompagnata da una persona a lei familiare, Chiara, uscendo dalla casa paterna in segreto, si recava dall’uomo di Dio Francesco...” (FF3163), sono testimonianze del forte spirito di iniziativa della nobile assisiana e di come abbia infranto tutti gli elementi normativi della tradizione del suo tempo per scegliere la libertà di realizzare il progetto che Dio le aveva messo in cuore: vivere al femminile l’esperienza evangelica “sine glossa” intrapresa dal concittadino Francesco , già seguito da compagni.
In contrapposizione ai familiari che avevano disegni matrimoniali su di lei per stringere alleanze con altro gruppo nobiliare, Chiara si incontra segretamente con Francesco: ha responsabilmente deciso e con determinazione persegue l’ispirazione che la sospinge nel regno della libertà divina verso orizzonti universali.
Senza frapporre tempo attua il suo proposito, la fuga dalla casa paterna con una “onesta compagna”. Nella notte, Chiara scende nella piana d’Assisi, arriva a Santa Maria della Porziuncola, là depone le sue ricche vesti, indossa un ruvido saio, si fa tagliare i capelli da Francesco: si consacra a Cristo.
A nulla valgono le rimostranze, le minacce, le lusinghe dei familiari: “...prima con impeto violento e con consigli velenosi, poi con promesse allettanti, tentano di convincerla a recedere...ma quella...si denuda il capo che era stato tonsurato, affermando che mai si lascerà strappare dal servizio di Cristo...” ( FF 3173). Chiara non rinunzia alla libertà.